Archive for the La Ricerca del Relativo Category

Coraggio

Posted in domande, La Ricerca del Relativo with tags , , , on 27 Maggio 2014 by jackilnero

E’ più coraggioso chi dice sempre la verità o chi dice ciò che l’altro ha bisogno di sentirsi dire?

Siamo sicuri che la virtù della rigida purezza sia sempre preferibile e moralmente superiore al farsi carico delle cose e dosarle agli altri?

C’è arroganza in tutto ciò?

Medito

 

Con i vetri nelle mani

Posted in La Ricerca del Relativo, Mondo with tags , on 10 marzo 2014 by jackilnero

E’ appena notte e non ho voglia di fare nulla.
Di dormire, di giocare, di suonare, di fare l’amore, di leggere. Sono un rottame cerebrale. Mi capita raramente, ma capita. Tra un po passerà. Mentre penso che dovrei dormire ma mi va di accendere la luce e guardare il soffitto, però poi non l’accendo e fisso il buio fuori e dentro, ragiono. Più o meno.
Penso che quando una persona entra nella tua vita non sai cosa succederà. Se sarà importante o meno, se è cortese , se è lunatica, se è vegetariana, se va in giro in tuta. C’è un attimo in cui mi immagino che ti tenda la mano, socchiusa, e in genere tu la stringi per educazione, a meno che tu non abbia visto farci cose disdicevoli poco prima, tipo infilarsi le dita nel naso (ho visto rifiutare una stretta di mano per questo motivo ed è stato un momento importante di crescita formativa).
C’è chi dice che da come uno ti stringe la mano si capiscono molte cose… A me viene in mente sempre dopo che l’ho stretta.
Comunque, puoi ricevere una stretta frettolosa, o una calda e rassicurante o una insicura e sudaticcia.
A volte mi capita di aver paura che l’altra persona abbia dei pezzi di vetro nelle mani, proprio infilati.
Ma la stringo lo stesso eh… ci mancherebbe.
Che ci scorra il sangue non è un problema, bisogna solo vedere se ne vale la pena.
Quasi sempre si.

una vita in salita

Posted in ichi-go ichi-e, La Ricerca del Relativo, La Valle, montagna with tags , , on 22 settembre 2013 by jackilnero

Certi giorni hanno una luce magica, ti predispone al pensare.

L’ho incontrato di nuovo, coi suoi pantaloni che fanno molto secolo scorso e probabilmente lo sono, il maglione anche quando il sole è tiepido, le sue gambe e il suo bastone, il suo incedere lento e costante, la testa che guarda basso, la bocca chissà cosa mormora.
buongiorno, buongiorno, il tempo, la fatica, il sole, il vento, la salute e speriamo sia un inverno mite, buongiorno,arrivederci.

E via , io giù che ritorno, lui in su che va, come chissà quante altre centinaia di volte. E alla prima curva, si scorge piccola la panchina dove si riposerà un pò, prima di tornare giù anche lui. La panchina dove non molti anni fa è morto il suo amico Beppe, dopo una vita in salita, come lui, tra il lavoro, il freddo della montagna e le sue stagioni così belle.

 

out there

Posted in domande, La Ricerca del Relativo, Spleen, Vento ... on 2 settembre 2013 by jackilnero

credo che se perdessi tutto nella vita, e io e forse qualcun altro sappiamo cosa intendo per tutto, credo che mi suiciderei, e lo farei andando a caso per il mondo a cercare la vita e le sfumature degli altri

Cremino 3/3

Posted in blogtales, La Ricerca del Relativo, Racconti with tags , , , on 28 Maggio 2013 by jackilnero

tre

L’idea geniale dell’accento di Cremino non sembrava più cosi azzeccata, anzi stava contribuendo ad imbaldanzire il Pelo, che ormai era quasi più convinto di uno scherzo che non di una minaccia seria. Aveva una reputazione da difendere e ogni tanto ci provavano a farlo fesso, ma ogni volta ne usciva meglio e più “quotato”.

“Ma chi sei? E perchè ti interessa questa cosa? Se mi sto scopando tua moglie ti chiedo scusa, giuro che non lo sapevo. A me mi cercano, mica vado in giro nei letti degli altri…”

Un tono tra il cauto e l’ironico che però gli dava sempre la possibiltà di uscirne a ridere se si fosse trattato di uno scherzo. Si, si era piaciuto. Bello scherzo di merda comunque…

“Eh … se… ti cercano certe signore, comunque lasciale stare lo stesso, no?”

Ok ora era palese dai. Questo era uno scemo che non sapeva nemmeno cosa dirgli. Sicuro si aspettava che sarebbero scappati o avrebbero bofonchiato qualcosa, troppo terrorizzati per ribattere.

E difatti Cremino sperava proprio in quello, di farli cagare sotto e stop. Non si aspettava di dover spiegare nel dettaglio, anche perchè non voleva fare nomi. Voleva solo che scappassero via, lasciandolo vincitore e raddrizzatore di torti.

Cremino schiacciò il bottone cromato al centro del suo serramanico come a chiedere l’aiuto del pubblico in quel telequiz che adorava, e la lama scattò fuori ubbidiente, in attesa.

“Ha c-c-capito o no?No fare sciemo con me.”
Rochy, ancora terrorizzato, aveva guadagnato qualche passo indietro, lentissimo (tanto mica ce l’aveva con lui il tipo) ma si sentì svenire quando il Pelo rispose, col suo irresistibile sorriso.

“Ehi che coltellaccio… mi vuoi infilzare? Vuoi farmi quello che faccio io alle signore? Tanto l’ho capito chi sei , pensi di farmi paura? E l’ho capito che parli della MariaGrazia, quel troione! Che poi è lei che mi assilla per vedermi! E’ lei che ne vuole sempre ancora cosa credi? Che colpa ho io…”

Non finì mai la frase, strabuzzò semplicemente gli occhi con solo mezzo sorriso, mentre il freddo gli entrava nelle budella. “Ma … che …no?”

Cremino paonazzo di rabbia, stava rapidamente sbiancando, mentre si pisciava addosso, con la mano mezza infilata dentro la pancia del Pelo.

Rochy, che prima stava scivolando lentamente a terra piangendo, guardò l’assassino in volto e improvvisamente si riebbe.

“E’ Cremino!!! E’ cremino!!”

Poi, accorgendosi che non aveva un pubblico, si alzò in piedi e strillò di nuovo “Sei Cremino!! Sei pazzo! Sei …cazzo…” e scattò via di corsa.

Cremino lo sentì lontanissimo, ovattato. Era ipnotizzato a sentire il sangue caldo sul polso, sopra il braccialetto che gli aveva regalato MariaGrazia, sui peli e a colargli giù dal gomito in gocce pesantissime per terra.

Tra le dita sentiva pulsare qualcosa di caldo e viscido, sempre più piano. In faccia, la smorfia che lo aveva tradito agli occhi di Rochy, e condannato. Paralizzato in piedi, a reggere in piedi il cadavere del Pelo, senza il coraggio di muoversi.

Fu il Pelo a scivolare via piano piano, mentre Cremino tremava, con la smorfia stampata in faccia e gli occhi chiusi. Quando il corpo cadde a terra Cremino aprì gli occhi. Non riusciva ancora a muoversi. E non era perchè gli dispiacesse averlo ucciso. Ne perchè aveva scoperto che allora era vero che sua cugina MariaGrazia faceva le porcate con qualcun’altro oltre che con lui. Erano quei filamenti appiccicosi tra le dita a legarlo al suo posto, dei ceppi leggeri che non erano di ferro , ma che del ferro avevano l’odore (possibile, o era la sua immaginazione?). Non avrebbe mai potuto andarsene di li.

Qui la parte 1

Qui la parte 2

necessità

Posted in La Ricerca del Relativo, Libri, Racconti, Vento ... with tags , , , on 17 Maggio 2013 by jackilnero

Vi è mai capitato di svegliarvi di notte e non riuscire più a prendere sonno, nonostante tutti i tentativi?

Da ragazzo in questo modo passai il mio periodo più prolifico come produzione musicale. Testi e musica. O meglio stralci di uno e l’altra. Mi svegliavo, magari alle due, mi alzavo e prendevo la chitarra. Si, avevo la camera molto lontana dai miei. E comunque pizzicavo appena le corde, giusto per sapere se quello che mi ero sognato suonava giusto. In genere era cosi, ed era una cosa elettrizzante, anche perché non ho mai studiato musica e sono tutt’ora iniorante come una capra.

Mi segnavo qualcosa sul quadernino, e poi riuscivo a prendere sonno.
Oggi che sono un vecchio ragazzo, mi capita con le storie. Alcune le appunto qui, altre su foglietti che poi non ho voglia di trascrivere. Le libero e posso tornare a dormire. Forse.

Sono storie di paure e ossessioni, epifanie o intuizioni. Quelle piccole cose che, non so voi, ma io mi segno sui libri, per ritrovarle magari dopo anni. Una frase di tutto un libro. Una decina, se il libro è davvero bello. Di più, è pura arte.
Ecco, credo che le intuizioni siano le cose che cerco nei libri. Quando lo Scrittore si stacca un attimo dalla storia e riflette su un particolare che quasi per caso è fluito dalle sue dita.
Un racconto parte e ruota intorno a quello. Puo’ essere molto bello o insignificante.

Se poi sei davvero un Maestro, puoi scriverci un libro intero, ma non è cosi comune.

O almeno, io la penso così.

Buongiorno

Cremino 2/3

Posted in blogtales, La Ricerca del Relativo, Racconti with tags , , , on 14 Maggio 2013 by jackilnero

due

Cremino sudava. Stranamente sudare non gli provocava fastidio. Anzi a dire il vero, pur vergognandosene un poco, gli piaceva sentire il proprio odore, lo rassicurava.

Piovigginava, e questo era un bene. Forse. Non l’avrebbero riconosciuto. Si era messo un passamontagna in testa, preso a poco al mercato. Era furbo lui, cosa credevano. Lo prendevano in giro ogni tanto, come quella volta che gli dissero che una “figura retorica” era come dire “fare una figura di merda”. E tutti a ridere quando la prof d’italiano gliene aveva chiesto un esempio e lui aveva raccontato del cane di suo zio in chiesa.

Ma se c’era da fare qualcosa, qualcosa “di serio”, in tanti venivano a chiedere a Cremino. Per “mettere a posto cose”. O “mettere a posto qualcuno”, anche. Con facce imbarazzate, qualcosina in cambio in mano.

I passi e le risate dei due lo riportarono alla realtà.

Il Rochy stava facendo battute stupide con la sua vocina querula. Il Pelo al solito sogghignava facendo il figo della situazione, abituato a guardare gli altri dall’alto. Tra la famiglia che aveva alle spalle ed il fisico prestante, tutto sommato era un clichè perfetto.

Il Pelo aveva questo soprannome poco fantastioso dovuto al suo autocertificato successo con le donne. Ma effettivamente si era scopato almeno tre ragazze più grandi, il che lo metteva ampiamente in cima alla classifica della scuola. Il resto probabilmente erano chiacchere. Come sicuramente l’ultima che era arrivata all’orecchio di Cremino, che non ci aveva visto più.

Rochy invece si chiamava davvero così a causa della passione dei suoi genitori per il famoso film, ma soprattutto a causa dell’ignoranza dell’impiegato all’ufficio anagrafe. Magrolino, dinoccolato, bruttino, di Stallone non aveva nulla a parte lo sguardo storto.

Il ragazzo incappucciato si presentò davanti a loro facendoli letteralmente cagare sotto.

Con un coltello ancora chiuso in mano (Forse era meglio aprirlo? No, non subito…) indicò il Pelo.

“T-T-Te certe s-s-signore le devi lasciare stare, hai c-c-capito?”

L’idea di balbettare ed usare un accento dell’Est gli era sembrata geniale.

“….Che signore? Ma cosa dici?” il Pelo dopo un attimo di smarrimento stava cercando, ancora bianco come un’amanita, di misurare l’entità del pericolo … aveva paura certo, ma c’era qualcosa di strano.

“Le signore più grandi. Vai in giro a dire che te ne scopi una, beh è meglio se la lasci stare… ci siamo capiti?”. Nella foga del momento e con il sangue alla testa, l’accento era passato ad un comico medley mitteleuropeo, e con buona pace della balbuzie le consonanti uscivano tutte come schioppettate.

Certa gente è abituata a sentirsi superiore. Ci è stata cresciuta , non è che lo faccia apposta. Il Pelo era il bello della scuola, il cocco della famiglia, il preferito dei professori. Va detto che aveva sicuramente una mente svelta e una personalità vincente. Ma anche queste cose, se non coltivate ed educate a dovere, non sono sufficienti a far compiere un salto di qualità. Ne in termini di successo, ne in termini di ricchezza umana.

La maggior parte delle persone, agli occhi del Pelo, viveva in uno stato di squallore e banalità inaccettabili. Nessuno alla fine ambiva davvero a fare qualcosa di speciale, e sprecavano il loro eventuale talento nel sentirsi mediocri. Non solo non erano adatti al successo, ad una vita brillante, ma nemmeno lo meritavano.
Lui ce l’avrebbe fatta.
Sicuro.

E’ facile capire che passando la vita a sottostimare costantemente le persone, si tenda a sottostimare anche le loro azioni, nel bene e nel male.
Ma prima o poi lo si piglia in culo.
Sicuro.

qui la parte 1

qui la parte 3

Cremino 1/3

Posted in blogtales, La Ricerca del Relativo, Racconti with tags , , , on 10 Maggio 2013 by jackilnero

uno

Cremino non era stupido. Anche se era cresciuto sentendosi dire il contrario. “sei stupido, cosa vai a scuola a fare”. “. “sei così stupido che non vali il fiato di spiegartelo”. “se sei stupido devi accettare che altri pensino per te”.

Cremino odiava quello che stava facendo. Lo odiava e nondimeno sentiva che sotto sotto, si, sotto sotto, un certo perverso piacere gli animava le viscere.

O forse doveva fare la pipì, non era sicuro.

Gli succedeva spesso questa cosa di non saper distinguere lo stimolo della vescica dal nervosismo o dall’eccitazione, tanto che una volta si pisciò addosso prima di quello stupido saggio di musica a scuola.

Adesso spostava il peso da una gamba all’altra con una smorfia tirata, la stessa che gli era valsa il suo stupido soprannome.

Aveva cominciato a chiamarlo Cremino la sua stupida cugina di chissà-che-grado al mare. Quella stupida cugina unta e procace in costume da bagno che lo sbaciucchiava sempre con il suo rossetto volgare e appiccicoso. Solo a pensarci gli tornava la smorfia.

Insomma Cremino aveva una profonda repulsione per creme, pomate, emulsioni, preparati appiccicaticci di qualsiasi genere, burro cacao, gel, ovviamente rossetti e tutto quanto poteva ungergli il corpo, visibile o meno. Leccate di cani, bava di lumache, olio sulle dita, maionese sul mento, e via cosi.

Forse tutti i bambini fanno i capricci sulla spiaggia quando devono mettersi la crema solare. Cremino tutto sommato era abbastanza docile da non strillare, ma già dopo gli abbracci sudati e odoranti di lacca e lozioni della stupida cugina cominciava ad avere la nausea… figurarsi quando questa, sempre ciarlando e ridendo e facendogli ballare le sue enormi tette davanti, lo cospargeva di creme nauseabonde e che lasciavano grosse strisce bianche sulla sua pelle lentigginosa.

Ecco, era allora che la bocca di Cremino si stringeva tutta al centro, rendendosi lunga e sottile tranne che per quella OU muta di disgusto che manteneva per tutto il tempo. Dopo la crema, passava ore al bar, lontano più possibile dalla spiaggia e dalla polvere che non gli dava pace, tenendo braccia, gambe e addirittura le dita delle mani separate per non dover provare quella sensazione orrenda di ventosa raccattatutto.

“Ma dai stupido, che facce fai? Non è mica una tragedia… cretino… Cremino! Ti chiamerò Cremino!!!”

Di li a poco era Cremino per tutta la spiaggia, per tutto il paese e alla fine anche per lui, dato che quando provava a nascondere il suo nomignolo con i nuovi arrivati prima o poi inevitabilmente saltava fuori da solo. Quella stupida troia di sua cugina. Non lo meravigliava che nessun uomo la sopportasse per più di qualche mese dopo che il primo marito era sparito chissà dove, stufo della sua voce e della sua civetteria. Si constrinse a scacciare i soliti pensieri impuri e a concentrarsi sul suo stupido compito.

Ma la mente vagava, nell’attesa.

E via volando sulla scuola, sulla stupida Preside, sulla strada del Caino, il quartiere dei delinquenti dove era praticamente cresciuto.

Parole sbagliate, punizioni incomprese, contatti non necessari e violenti. La solita smorfia.

Insomma ormai era li, aspettando all’angolo il Pelo e Rochy. Stupido, stupido, stupidi.

qui la parte 2

qui la parte 3

Fiere libere

Posted in La Ricerca del Relativo, Vento ... with tags , , on 8 aprile 2013 by jackilnero

L’uomo passava ogni volta di fianco al bambino che cresceva, fino a che quando fu ragazzo non lo vide avvolgersi di un bianco prima tenue poi cosi denso da non permettere allo sguardo di oltrepassarne il limite. A dire il vero se ne accorse solo dopo un po’, quando il bianco cominciava a mutare in grigio.
Il ragazzo era sempre sorridente, ma più evasivo. Nessuno poteva vedere il manto scuro che portava sotto ormai, e per questo provava un misto di brividi e soddisfazioni. Pensava che l’uomo non se ne avvedesse. Quell’uomo sempre più bigio.
Un giorno l’uomo si fermo e chiese al ragazzo di accompagnarlo.
I due si avviarono fianco a fianco. Il giovane quasi sfrontatamente sfoggiò il suo mantello di ombre. L’uomo sorrise in modo indefinibile, e il giovane quasi trasalì quando notò l’enorme ombra che seguiva il suo compagno di viaggio, nera e invitante.
I due si erano capiti, forse, e sbirciavano l’un l’altro la scia che lasciavano dietro. Qui e la dall’ombra venivano abbandonati resti di vita come i sassolini dal mare.
Fotografie, membra avizzite, animali morti, occhiali , libri e giocattoli rubati. Ogni tanto organi interni ancora pulsanti, e uno strano liquido bilioso.
L’uomo, ormai ingobbito e canuto si sciolse piano piano nella sua ombra accompagnando l’altro solo per qualche passo ancora. Nell’ombra non si vedeva più alcun giovane. Ma c’era un altro bozzolo bianco sulla strada, più avanti. E il nuovo uomo si avviò.

<< Papà mi fa paura questa storia…>>
<< Lo so. Anche a me.>>

Peccato, troppo tardi

Posted in ichi-go ichi-e, La Ricerca del Relativo, Personale, Uncategorized, Vento ... with tags , on 28 dicembre 2012 by jackilnero

>>Colonna sonora: “Bye Bye, Bombay” – Afterhours

Lui era seduto al banco a prendere il solito caffè schifoso, come negli ultimi 3 anni circa. Immerso nei suoi pensieri notava appena quando entrava qualcuno e pensava a come organizzare la giornata e i prossimi appuntamenti

“Oh signorino, pensieroso oggi?”
Shirley lo guardava divertita col suo solito mezzo sorriso e quell’orecchino al posto sbagliato, proprio alla fine di quel sorriso. Non si chiamava Shirley, ma quei suoi boccoli biondi le avevano trovato il soprannome prima che lui sentisse (non le chiedesse) il suo vero nome mentre la chiamava un cliente. Non era forse bella, ma aveva qualcosa. Anzi, Qualcosa. Qualcosa che ti faceva girare. E lui si stava accorgendo solo negli ultimi tempi che per quel Qualcosa si era costretto a bere tra i 1500 e i 2000 caffè dal gusto orrendo. Ma l’avrebbe capito con certezza di li a poco.
“Come al solito. Mica vado in giro a sculettare e farmi fischiare dietro da tutti , io!”
“scemo … comunque dura ancora poco!”
“cosa che sculetti? oramai l’età…”
“ma tu non stai mai serio?”
“potendo, mai”
Era vero. Era un po’ autodifesa, un po’ voglia di tirare fuori i sorrisi ed i colori alle persone, un po’ il suo cuore di bambino quando non pensava al lavoro o alle grane. E sin da piccolo tutti gli dicevano che ispirava tranquillità. Non aveva mai capito come fosse possibile…
“bhe, comunque me ne vado. Mi trasferiscono.”

>>Ecco, qui comincia il giro di basso della canzone… da ascoltare al massimo volume consentito … che ti prende alla pancia, il posto dove solitamente alberga l’energia, o la paura.

Lui sente che gli è diventata la pelle grigia. Pensa per un attimo di fingersi indifferente e rispondere con un distaccato “ah davvero?” , ma senza energia gli esce un rantolo ancora più disinteressato. Lei ci resta male e si morde l’orecchino. Cosa che, se l’orecchino fosse al suo posto normale come suggerisce il nome, sarebbe notevole. Invece accentua la delusione dei suoi occhi verdi, assumendo quasi la temibile posa del “labbrino mogio”.

>>”Io … non … tremo … è solo un po’ di me che se ne va”

All’improvviso non c’è più tempo, è troppo tardi. Lei se ne va, e lui non le ha mai raccontato di aver cercato casa sua per capitarci casualmente a passeggio ma di non averla trovata sotto la pioggia, di quanto facessero schifo quei caffè, della copertina del cd dei dEUS che le aveva lasciato sul bancone. Ichi-go ichi-e, ogni incontro è irripetibile. Non ci sarà un’altro momento.

“ehhaii … euunaaa..”
“cosa?”
“no dhhicooo…. hai per caso un cellulare che magari , puoi darmi , se vuoi eh , ma non il cellulare , il numero .. cosi ci si sente, se ti va.. uscire… noi .. te… “
“Per caso”.
Cazzo “per caso” avrà un cellulare? e poi meno male che hai specificato “il numero”, se no ti dava direttamente il telefonino, mentecatto… e mentre lui vorrebbe sprofondare sotto lo sgabello , lei ride e scioglie il mondo in colori biondo ambrati, pensado che lui avesse fatto una delle solite battute.

“Ehi, e ci hai messo tre anni per chiedermelo??”

>>Esplode il finale di chitarre e cori

Racconto liberamente tratto da episodi di vita vissuta… tornati in mente recentemente al chiaro di una birra.